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Pierpaolo Todisco

 
Nasce a Bari. Iscritto alla Facoltà di Ingegneria, dopo 3 anni decide di iscriversi alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Bari. Durante gli studi partecipa a vari concorsi di progettazione, tra cui il Workshop Internazionale “Ortus Artis” a cura di Achille Bonito Oliva. Collabora con un’azienda locale alla progettazione e realizzazione di mobili su misura e allestimenti. Laureato in Architettura nel 2008, vince una borsa di studio e frequenta il “MID 2009” del Politecnico di Milano. Dopo un tirocinio formativo svolto presso lo Studio “Progetto CMR”, la stessa società decide di inserirlo stabilmente nel proprio organico fino al 2011, in cui decide di trasferirsi a Roma per collaborare con lo Studio di Architettura “LabArk”.
   
Roseline
Coffee table
Si dice che le idee arrivano quando meno te l’aspetti, e con “Roseline” è avvenuto proprio questo! Spinto dalla voglia di comunicare, esprimere, trasmettere, con “Roseline” ho cercato di sintetizzare due concetti apparentemente distanti, ma che in realtà sono (o possono esserlo) intimamente correlati, nella prospettiva di offrire un nuovo significato alla bellezza, all’utilità, all’essenzialità. “Roseline” non è un semplice tavolo quadrato da caffè, ma è un tavolo che ha l’ambizione di interagire con il proprio fruitore, offrendogli una gamba/contenitore multiuso. L’obiettivo è quello di usare un espediente estetico, non fine a se stesso, che sia in grado di allargare gli orizzonti del “bello si, ma inutile” ricomprendendovi qualcosa che al tempo stesso sia attraente e funzionale. La gamba/contenitore, posta in uno dei quattro angoli del quadrato, si presenta come un parallelepipedo di cristallo (o altri materiali, a seconda della configurazione scelta) dalle molteplici funzioni. E così, con un po’ di fantasia, si va dall’elegante suaglass per champagne al più semplice scopo decorativo di un vaso, senza soluzione di continuità, fino a riprendere le funzioni primordiali di una gamba da tavolo quando la si richiude col suo apposito coperchio.
Lulì
Lampada da tavolo
La lampada “Lulì” nasce per caso (o per necessità?), durante uno di quei giorni in cui, da poco trasferito a Milano, avevo bisogno di tutto ciò che appare utile a coprire i bisogni più elementari. E allora, come avere una lampada da comodino se non se ne possiedi una ed il rivenditore più “economico” è distante chilometri? Questa era la domanda e, dopo un po’ di ricerche, la risposta è venuta direttamente dalla più semplice delle idee, e cioè quella di utilizzare una torcia trovata in casa. L’idea mi ha subito entusiasmato, coinvolgendomi in una sfida tutt’altro che semplice: trovare un sistema che regalasse alla mia “Luce Lì” (ma no, forse meglio Lulì!) maggiore “appeal”. Da qui la visione di un concetto, l’archetipo di un apparecchio illuminante (all’epoca di Milano un vecchio folder da ufficio ritagliato, un pezzo di polistirolo ed un foglio di alluminio per alimenti) che suggerisse l’immagine di un abat-jour ma solo attraverso un gioco di prospettiva.
 

 



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