Alessandro Portone
Nasce a Roma e nel 2000 si laurea in Ingegneria Meccanica. Nel 2003 diventa responsabile tecnico del laboratorio di Metodi Computazionali e Biomeccanica della Mano del dipartimento di Fisiologia Neuromotoria della Fondazione Santa Lucia di Roma. Progetta apparecchiature scientifiche, coordinandone la realizzazione, impiegate in esperimenti che interessano l’arto superiore ed inferiore del corpo umano e svolge attività di ricerca scientifica. Nel 2007 consegue il dottorato in Neuroscienze presso l’Università di Roma Tor Vergata. Dal 2009 collabora con diversi studi di architettura come consulente tecnico. Nel 2010 progetta soluzioni di arredo per interni residenziali. Nel 2011 realizza una serie di prototipi nel settore furniture. | |
Stone on the Water | |
Gruppo miscelatore
Si tratta di un gruppo miscelatore azionato tramite pulsantiera oppure tramite joystick con l’elemento erogatore caratterizzato da una forma che trae origine dal simbolismo che accompagna da secoli l’elemento acqua. La forma che concretizza l’elemento erogatore del gruppo miscelatore vuole esprimere la duplice valenza del rapporto dell’uomo con l’acqua. L’acqua quale elemento indispensabile, da rispettare, e del quale garantirsi un sicuro approvvigionamento (rapporto razionale), e l’acqua quale elemento di cui circondarsi, quasi a recuperare quel rapporto avvolgente e protettivo che l’uomo ha vissuto nel ventre materno fin dall’inizio della sua esistenza (rapporto emozionale).
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Optical | |
Mobile contenitore
Si tratta di un mobile contenitore dell’area living che, oltre a svolgere la sua semplice funzione contenitiva, rafforzata dalla forma della sua struttura, svolge anche quella di supporto di un’installazione che vuole esprimere il rapporto tra il concetto di finito ed infinito, attraverso l’inserzione, sul frontale delle sue ante, di dodici elementi a forma di tromba di Torricelli, elementi questi caratterizzati da un volume di valore finito e da una superficie di valore infinito. Il progetto della madia “Optical” prende origine infatti dalla volontà di integrare in un tradizionale mobile domestico aspetti mutuati dal mondo dell’arte, cercando di creare un contrasto tra l’aspetto razionalista del mobile, inteso come puro spazio contenitore, e quello del suo frontale, inteso come parte dell’installazione sopra citata.
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