Adriano Pernazza
Laureato con lode nel 2005, è stato assistente universitario presso la facoltà di architettura Valle Giulia dal 2002 al 2011. Alcuni dei suoi lavori sono stati pubblicati su importanti riviste italiane come: “Abitare la terra”, “L’Arca” e “Area” e sul libro “Abitare poeticamente la terra” (autore P. Portoghesi edito da Gangemi). Ha partecipato ed esposto in alcune mostre ed eventi come: il festival dell’architettura italiana a Parma nel 2005 e a Roma nel 2006 e all’accademia di San Luca nell’ambito dei 20 anni del lavoro didattico del prof. arch. P. Portoghesi (2010). Ha lavorato presso lo studio dell’arch. P. Bernitsa (2003-2004) e lo studio Marzullo s.r.l. dal 2005 al 2009. Dal 2010 svolge la libera professione nello studio Adpe con sede a Roma. | |
The Bavarian | |
Tavolo
La parola che potrebbe identificare più efficacemente questo oggetto è “paradosso”. Il paradosso permea e si inserisce ottimamente in qualunque contesto generando altri paradossi, siano essi materici, statici o sociali. E genera illusione, che è una sensazione istantanea ed evanescente. Come la variabilità di sfumature e lucentezza della radica specchiata nel gioco di riflessi. Come la linea del disegno, sintesi di un lavoro scultoreo, di lievi e inesorabili sottrazioni alla materia, dettagli quasi impercettibili ad osservazioni superficiali. Come la percezione della misurabilità, mutevole allo sguardo, cangiante alla luce, apparentemente instabile nella forma.
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Frottage | |
Tavolo
Antinomia, contrapposizione, mediazione dialogica tra natura e artificio, tra vero e falso come sintesi progettuale. Di qui l’accostamento del materiale grezzo del ciliegio massello con l’MDF bianco, l’interazione statica tra i diversi materiali, l’assenza di simmetria e di euritmia, fortemente esemplificativi del dinamismo esasperato e delle contraddizioni che caratterizzano la società attuale, costretta a fermarsi e riflettere attorno ad un tavolo per ridiscutere se stessa. Il tavolo è una riflessione ironica tra presente e passato. Un confronto tra una memoria forse in disfacimento e un’utopia di recupero; uno strumento che nella storia sociale dell’uomo inevitabilmente rappresenta partenza e arrivo, divisione e condivisione, comunicazione e incomunicabilità, tranquillità e inquietudine.
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