Adriano Design
Adriano Design
Product Designer
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Adriano Design è lo studio fondato dai fratelli Davide e Gabriele Adriano. Nato nel 1997, lo studio Adriano Design ha collaborato con importanti realtà nazionali ed internazionali come Olivetti, Merlo, Astoria, Foppapedretti, Scavolini, OGTM , Centro Ricerche FIAT, Bemis e Melitta.
Laureati in Architettura, docenti presso il Politecnico di Torino e Guest Professors presso prestigiose Università nazionali ed internazionali, Davide e Gabriele hanno ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Compasso d’Oro ADI, IF Product Design Award, Design Plus award, Designpreis Deutschland, the Good Design Award, the International Design Competition in Osaka, the Koizumi Award.
Il loro modo di progettare è trasversale ed abbraccia ogni tipo di prodotto innovandolo, dal trattore agricolo Multifarmer alla pluripremiata ruota “Rotola” passando dalla “reinvenzione” del calciobalilla con Teckell e della stufa in ceramica con Stack Stoves.
Il loro approccio al design è multidisciplinare e questo li porta a lavorare con le aziende come consulenti globali che operano non solo per la creazione di nuovi prodotti ma anche per un “restart” generale che coinvolge design, comunicazione, marketing, brand strategy.
Hanno lavorato con ogni dimensione aziendale dalle multinazionali, alle piccole aziende famigliari italiane e hanno fatto nascere con successo diverse Start Up portandole a diventare imprese internazionali. Questa loro filosofia progettuale gli è valsa l’esposizione nei più prestigiosi musei del mondo tra cui il Triennale Design Museum e il Chicago Atheneaum.
Adriano Design studio has been founded by Davide and Gabriele Adriano brothers. It was established in 1997 and has worked in collaboration with prominent companies at home and worldwide such as Foppapedretti, Scavolini, Olivetti, OGTM, Centro Ricerche FIAT, Bemis and Melitta.
Graduated in Architecture and active as professors at the Turin Politecnico and Guest Professors at some prestigious Universities, both national and international, they have been awarded a number of acknowledgements among which the prestigious Compasso d’Oro ADI (the Golden Compass of ADI), IF Product Design Award, Design Plus award, Designpreis Deutschland, the Good Design Award, the International Design Competition in Osaka, the Koizumi Award.
Their design range is wide and encompasses a manifold variety of different products, which they are able to lend a new twist, from the farmer tractor Multifarmer up to the “Rotola” castors, and going through the “re-invention” of the football table with Teckell, not to mention the famous ceramic stoves “Stack Stoves”. Their multidisciplinary approach to design brings them to work as global consultants for companies not only engaged in in creation of new products, but also interested in a general “restart” involving design, communication, marketing and brand strategy.
Thanks to their flexible way of working, they have been able to work with various client profiles, from multinational companies to small Italian family owned businesses looking for innovation, and successfully planned and gave birth to several startups which are now grown to be international business realities. It has been thanks to this project philosophy that they have been received by the most prestigious museums worldwide, among which the Triennale Design Museum and the Chicago Athenaeum.
Nel 2011 in occasione dei 20 anni del Salone Satellite di Milano, invitati ad esporre e raccontare al pubblico i loro lavori più rappresentativi, scrivono il loro Manifesto, una riflessione sul design contemporaneo, etico, responsabile e sostenibile.
Critici dell’attuale modello di autoproduzione che vede il designer trasformarsi in imprenditore di se stesso nel 2011 fondano “Coprodotto”, un nuovo rivoluzionario modello economico di rapporto tra artigiano e designer.(www.coprodotto.com)
“Disegnare tutto ed accettare sempre la sfida: ogni cosa può essere sempre progettata in maniera diversa e migliore”. Così Davide e Gabriele si raccontano capaci di violare gli schemi e rimischiare le carte verso un’ evoluzione continua.
In 2011 and in the honor of 20th anniversary of “Salone Satellite di Milano”, they have been invited to tell the story of their most representative woks of design. Their “Manifesto”, a reflection on contemporary, ethical, responsible and sustainable design was inked in this period.
This is how the ever critics of the current models of “auto-production” and “self-produced” goods, a model that converts designer into entrepreneur, set out to lay the foundation of “Coprodotto”, a new and revolutionary economic model which redefines the relation between the artisan and designer. (www.coprodotto.com)
“Design every thing and always take up the challenge: every single thing can be forever redesigned in a different and better way”. This is what Davide and Gabriele tell about their ability of breaking rules and “reshuffling” cards progressing towards a never ending evolution.
Interview
Il design è una disciplina molto giovane, ha meno di un secolo di vita, e si è sviluppato in un periodo storico estremamente dinamico per cui non ha avuto modo di sedimentare basi solide come è avvenuto per le discipline dell’architettura e dell’ingegneria. L’insegnamento del design, come disciplina universitaria, è ancora più recente e quasi coincide con la crisi economica che ha messo in discussione il modello del Capitalismo fondato sul consumo dei prodotti (quelli che progettano i designer) e tutto ciò ha creato una forte crisi sull’identità e sul lavoro del designer.
Noi siamo l’ultima generazione di designer italiani che escono da una cultura di tipo architettonico, con un corso di laurea quinquennale in architettura. La prima generazione di designer italiani, quelli che vengono definiti “i Maestri”, erano in stragrande maggioranza architetti prestati alla trasformazione dell’artigianato in industria di un’Italia che usciva dalla guerra e correva a grande velocità sui binari dell’industrializzazione per essere consacrata in breve tempo una delle grandi realtà mondiali della produzione industriale di prodotti. Abbiamo iniziato a fare i designer verso la fine fine anni novanta quando già si sentiva la stanchezza di un modello di crescita che aveva già dato tutto e dove la prima generazione di designer aveva monopolizzato il mercato. All’epoca, quando dicevamo che facevamo i designer, la maggior parte della gente non sapeva di cosa si trattasse quindi ci ritrovavamo a raccontare il nostro lavoro. Oggi tutti conoscono la parola “design” ma pochi hanno le idee chiare su cosa realmente fa un designer e questo purtroppo succede anche tra gli addetti ai lavori. Questa premessa è assolutamente necessaria per spiegare l’enorme mutazione culturale del nostro lavoro tra l’inizio della nostra carriera e oggi, pur parlando di un periodo storico non superiore ai 20 anni.
Design is a really young discipline, it is less than a century old, and it has developed in an extremely dynamic period, reason for which it did not have the chance to establish solid foundations, as did architecture and engineering. The teaching of design as university discipline is even more recent and practically coincides with the economic crisis that has questioned Capitalist model, founded on the consumption of products (those made by designers) and all this triggered a strong crisis of the identity and work of designers.
We are the last generation of Italian designers who come from an architectural culture, with a five year degree in architecture. The first generation of Italian designers, the so called “Maestri”, were mostly architects intended to turn craftsmanship into industry, in a period in which Italy was emerging from the war and was running at high speed on the tracks of industrialization in order to be consecrated, in a short period of time, as one of the largest realities in the world of industrial production. We started being designers at the beginning of the 90s, when the tiredness of an exhausted growth could be felt and when the first generation of designers had already monopolized the market. At that time, when we said we were designers, most people did not know what it was about, so we usually found ourselves having to explain our job. Today everyone knows the word “design” but only a few people actually has any idea of what a designer actually does and this happens unfortunately also insiders. This premise is absolutely necessary to explain the huge cultural mutation of our work between the beginning of our career and today, even though we are talking about a period not exceeding 20 years.
Siamo sempre stati fedeli al nostro metodo progettuale e alla nostra ricerca dell’innovazione come unica costante capace di distinguere il “design vero e puro” dalle sue contraffazioni lessicali. Abbiamo sempre fondato il nostro lavoro sull’innovazione e creduto che il nostro prodotto sarebbe stato acquistato per le performance e per le caratteristiche uniche e capaci di comunicare una netta distinzione sul mercato. Abbiamo al nostro attivo più di 50 brevetti e innumerevoli premi di design a testimonianza del nostro “fondamentalismo” progettuale.
Crediamo che il lavoro del designer abbia un grosso impatto sociale ed economico, i prodotti ideati saranno realizzati su scala industriale in migliaia o milioni di pezzi, questo comporta un uso e una trasformazione di energia e di risorse estremamente importante. Un designer ha il dovere morale di guardare al futuro con un occhio vigile e attento, avendo consapevolezza di essere un attore importante e per questo con grandi responsabilità. Il designer è il progettista degli utensili dell’uomo, quegli attrezzi, protesi, che ne aumentano le performance e gli permettono un’evoluzione continua.
Crediamo anche che non si possono mettere in produzione le idee ma si mettono in produzione i progetti, questa distinzione è per noi fondamentale, le idee sono un’ispirazione a disposizione di tutti, la loro trasformazione in prodotti industriali è invece riservata ai professionisti tra i quali spiccano i designer. I nostri primi due prodotti entrati in produzione, sono stati l’evoluzione dei lavori di tesi scaturiti nella realizzazione della macchina professionale per il caffè espresso Sibilla, realizzata dall’azienda Astoria, e il trattore agricolo Multifarmer per la Merlo. Queste sono state le prime due aziende con cui abbiamo lavorato, ricordiamo le prime riunioni tecniche in officina fatte con la Merlo in dialetto piemontese e con la Astoria in dialetto veneto. Ci piace pensare di aver contribuito in maniera determinante alla crescita di queste due realtà industriali.
We have always been faithful to our design method and our research of innovation as the only constant feature that is able to distinguish the “real and pure design” from the lexical forgery. We have always based our work on innovation and believed that our product would be bought for its performance and unique characteristics, able to communicate a clear distinction on the market. We have more than 50 patents and countless design awards that testify to our design “fundamentalism”.
We believe that the work of a designer should have a huge social and economic impact, products designed would be made on industrial scale in thousands or millions of pieces, and this involves a use and transformation of the energy and extremely important resources. A designer has the moral duty to look at the future with eyes wide open, and the awareness of being an important actor with great responsibilities. The designer is the maker of tools for men, those tools, prostheses, which increase performances and allow a continuous evolution.
We believe also that it is not the ideas but the projects that are put in production; this distinction is paramount to us, since ideas are an inspiration at everyone’s disposal but their transformation into industrial products is reserved for professionals among which, specially, designers. Our first two products that went into production was the evolution of studies performed on the professional espresso coffee machine Sibilla, made by Astoria, and the farm tractor Multifarmer for Merlo. These were the very first companies we collaborated with, and we remember the first technical meetings at the workshop, held with Merlo in Piedmontese dialect and with Astoria in Venetian dialect. We like to believe in having contributed significantly to the growth of these two industrial realities.
Nel tempo abbiamo imparato che la definizione “azienda importante” non è da attribuirsi alle dimensioni fisiche, economiche o all’importanza del brand; quello che per noi conta realmente di un’azienda, sono le persone al loro interno perché il designer lavora come un direttore d’orchestra e per questo è fondamentale che si crei un rapporto sinergico di stima e collaborazione.
Il nostro successo è basato molto sull’aver capito presto che non era necessario lavorare con aziende “‘blasonate” per crescere, ma bisognava lavorare con aziende anche “sconosciute” ma con all’interno persone intelligenti e motivate che credevano nell’impresa industriale e condividevano con il designer il sogno, la visione e la sfida. Abbiamo lavorato per grandi aziende come FIAT, Olivetti e Melitta, ma nella nostra carriera abbiamo anche rifiutato avance di aziende blasonate perché non esistevano le condizioni per investire il tempo e le risorse per collaborare.
L’Italia è un paese che è sempre stato protagonista nella storia dell’uomo e ciò gli ha permesso di essere un attore privilegiato che ha portato alla costruzione di un patrimonio storico artistico unico ed eccezionale. La costruzione di un patrimonio artistico architettonico come quello italiano ha portato un sapere diffuso sul territorio e una cultura del bello e del saper fare. Studiare e formare la propria cultura in un paese come l’Italia ha ancora dei grandi vantaggi, vantiamo università politecniche con una storia unica dalle quali sono usciti personaggi che hanno contribuito in maniera determinante al progresso dell’uomo. L’Italia è un paese tra i primi produttori mondiali di prodotti industriali e questo crea sicuramente un ambiente culturale ideale per la crescita della cultura qualitativa d’eccellenza del design. Altro fattore che rende il designer italiano “un cavallo di razza” è quel pizzico di “genio italiano” capace di risolvere problemi che visti dalla sola prospettiva analitica sembrano irrisolvibili.
Nella nostra vita abbiamo avuto la fortuna di conoscere svariati personaggi che hanno in qualche maniera contribuito alla nostra crescita professionale, alcuni molto famosi come Ettore Sottsass, Michele Delucchi, Giorgetto Giugiaro, Denis Santachiara, Gaetano Pesce e Enzo Mari ma quello che più di ogni altro è stato per noi fondamentale è Giorgio De Ferrari il nostro primo e unico professore di Disegno Industriale al Politecnico di Torino. Da lui abbiamo imparato un metodo progettuale che è diventato per noi un ”sistema” per fare innovazione, una formula dove inserire le variabili per arrivare in maniera oggettiva al risultato.
Il prodotto al quale siamo maggiormente affezionati è la ruota Rotola, uno di quegli archetipi che sembrano non si possano più cambiare. Reinventare la ruota è una sfida che ha un fascino unico; essere riusciti ad ottenere diversi brevetti oltre che a ricevere innumerevoli premi, è per noi motivo di grande orgoglio e questo conferma il nostro motto: “tutto può essere reinventato”.
In the course of time we have learned that the definition ‘important company’ is not to be used in relation to physical and economical dimensions or the importance of the brand; according to us, what really matters when it comes to a company is the people, because a designer works as a conductor, and therefore it is important to create a synergistic relationship of respect and collaboration.
Our success is mostly based on having realized early on that it was not necessary to work with ‘emblazoned’ firms in order to grow, but that it was also necessary to work with ‘unknown’ companies, with clever and motivated people who believed in the industrial enterprise and shared dreams, visions and challenges with the industrial designer. We have worked with great companies, such as FIAT, Olivetti and Melitta, but during our career we have rejected offers from emblazoned companies, too, because there were no conditions for investing time and resources in collaborating with them. Italy is a country which has always been a leader in the mankind history, and that allowed it to be an privileged actor that led to the construction of a historical, artistic, unique and exceptional heritage. The construction of an architectural heritage like the Italian one has led to a widespread knowledge of the territory and a culture of beauty and know-how. Studying and building one’s own culture in a country like Italy has still some great advantages, we take pride on our polytechnic universities with a unique history, from where people who have contributed significantly to the progress of mankind emerged. Italy is a country that is among the world’s leading producers of industrial products and this provides an ideal cultural environment for the growth of a culture of qualitative excellence of design. Another point that makes the Italian designer “a pedigree horse” is that touch of “Italian genius”, who is capable of solving problems that, if seen from only an analytical perspective, might seem unsolvable.
In our life we have had the pleasure of meeting various personalities that have somehow contributed to our professional growth; some of them are very famous, like Ettore Sottsass, Michele Delucchi, Giorgetto Giugiaro, Denis Santachiara, Gaetano Pesce e Enzo Mari, but who, more than anyone else, was fundamental to us is Giorgio De Ferrari, our first and only Industrial Design Professor at Politecnico in Turin. From him we learned a design method that has eventually become for us a ‘system’ for innovating, a formula in which to enter variables to achieve the result in an objective way.
A product we are particularly fond of is the wheel Rotola, one of those archetypes that look like they cannot be changed anymore. Reinventing the wheel is a challenge that has a unique charm; having been able to receive many patents as well as numerous awards is a source of great pride for us, and this confirms our motto: ‘everything can be reinvented’.
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