Alessandro Molinaro
Nato a Roma, si laurea in Scienze della Comunicazione con tesi in ergonomia-interazione uomo/macchina e consegue successivamente un master in Design Dell’Accoglienza presso l’ISIA di Roma. Dai primi anni 2000 si interessa all’oreficeria, progettando e realizzando gioielli; contemporaneamente progetta tavoli, sedute e complementi d’arredo. Come freelance si impegna in progetti di varia natura, dall’immagine coordinata alla grafica editoriale, dal forniture design alla riqualificazione museale (trasformare una casa-museo in un museo tout court, ambienti, esposizione, percorsi, accoglienza…). Al momento si occupa soprattutto di allestimenti per mostre ed eventi, e di parte della comunicazione di un noto club romano. | |
Pigeon Teapot | |
Teiera
Sentii un giorno una trasmissione in cui spiegavano come il tè potesse essere fatto in mille modi, e che il tè all’occidentale – il classico tè che siamo soliti bere – dovrebbe essere preparato a temperature inferiori ai 100 gradi, ovvero senza far bollire l’acqua. Pensai che sarebbe stato divertente ed utile progettare una macchina che consentisse di fare il tè correttamente, ovvero montando una valvola che si apre al raggiungimento degli 88 gradi. Pensai anche a come ridurre le azioni necessarie per fare un tè, possibilmente con un procedimento che fosse semplice e non necessitasse di una cucina. Per riuscire ad avere tutto ciò ho messo una piastra ad induzione sul fondo della teiera, collegata all’alimentazione attraverso il cono posto sulla base del supporto. Il tappo contiene il filtro per il tè o l’infuso. Infine sul corpo della teiera, sul lato superiore, è presente un manico formato da due anelli e un “poggiadito” per il pollice, per rendere semplice e comodo l’atto di versare l’infuso.
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Jellyfish | |
Lampada a sospensione
Dopo un incontro con un banco di meduse, passai giorni a disegnarle ovunque capitasse, per quanto pericolose in acqua, erano magnifiche da vedersi. Qualche tempo dopo pensai di progettare qualcosa sfruttando un materiale particolare, che ha la capacità di immagazzinare e cedere luce. Immaginai le meduse nuotare nella stanza buia, leggere ed eteree. Ma non mi sarebbe piaciuto fissarle in maniera preordinata su una struttura, sarebbe stato un po’ come snaturarle. Pensai quindi ad un supposto in rete metallica di forma sferica che, oltre a contenere i cavi, può ospitare dei sottili tubi di acciaio che, oltre a sostenere le lampade vere e proprie, permettessero anche di posizionarle a piacere sulla sfera. Il risultato è il lampadario “Jellyfish”, un oggetto personalizzabile nella cromia e nella forma, decidendo di posizionare le meduse dove si vuole, sia in maniera regolare o casuale. A luce accesa si comporta come un comune lampadario mentre spegnendo la luce le meduse iniziano a rilasciare l’energia immagazzinata. E le meduse iniziano a nuotare.
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