Al Groninger Museum, considerato uno dei punti fissi per gli appassionati di design e arte, sono state inaugurate il 18 dicembre scorso, le rinnovate sale destinate a ingresso, sala ristorante e centro informazioni. Dopo 15 anni dalla sua realizzazione su progetto di Alessandro Mendini, il museo è stato ampliato di una parte rilevante e contemporanea, rimarcando la sua attenzione per le innovazioni del design.
Tre gli interventi:Studio Job, Jaime Hayon e Maarten Baas. Anche questi nuovi interventi partecipano al senso di back-stage, all'ipotesi di estraniamento labirintico che era nelle idee originali del progetto architettonico.
L'ingresso realizzato da Studio Job, rievoca il passato di fine ottocento con modanature e decori, lucidi e scintillanti. Ma nell'ottica dissacrante del duo olandese, tutto diventa burlesco sotto uno sguardo attento. Le rappresentazioni di caccia diventano intrichi di scheletri, le lampade seni cadenti, i pavimenti arzigogolati al punto da sembrare dei labirinti, le poltrone fatte di plastica a mimesi della pelle. Le tende realizzate con stickers, pellicole adesive fissate a muro.
Il centro informazioni è stato realizzato da Jaime Hayon, con i suoi oggetti surreali e perfetti, composti di alcove e linee morbide. I colori pastello si alternano ai colori scurissimi, tutti rigorosamente lucidi. La presenza umana sembra irrompere nel mondo delle fiabe, dove non sarebbe permesso nemmeno entrare.
Infine, la sala ristorante. Questa è stata disegnata da Maarten Baas, anche quest'ultimo designer di grande fama, che ha inserito i suoi oggetti realizzati singolarmente, in materiale plastico con accentuato effetto "pongoso". Uscendo dalle logiche della produzione industriale e dai suoi perfezionismi, si confronta con lo spazio da organizzare in maniera molto tradizionale, quasi fosse una locanda di inizio secolo.
E' evidente che i tre interventi si confrontano con il passato e i suoi formalismi, coi quali però si instaura un rapporto di amore-odio. Si critica sprezzantemente lo sfarzo e il lustro, denunciandone la morte e il distacco, ma richiamandolo in maniera trasognata lo si arricchisce di nuovi significati visionari, distaccati e ultra-contemporanei.
testo di Anna Vecchi