Da una maturata tradizione che dura da vent'anni dello Scatolificio Medicinese specializzato in imballaggi in cartone ondulato, due architetti, Andrea Trevisan e Marco Toni, hanno dato vita oggi, a una linea di design per complementi d'arredo. Tullini Design è una nuova collezione nata a seguito della reinterpretazione e nuovo utilizzo del cartone ondulato con modi e sistemi di assemblaggio che permettono la creazione di veri e propri oggetti d'arredamento pratici, flessibili e rispettosi dell'ambiente.
Il cartone ondulato, infatti, è un materiale molto versatile e si presta a essere plasmato e sagomato in una moltitudine di forme per rispondere ad altrettanti ruoli e funzioni. Si possono creare elementi utili negli interni delle abitazioni, negli studi o negli uffici, ma anche nei negozi, negli alberghi e nelle sale di aspetto, proprio grazie alla loro flessibilità.
Nuovo Waffel ad esempio è un elemento multiuso che può essere utilizzato per svariate funzioni in base alle esigenze dell'utente stesso. Esso ha una forma cubica e modulare composta da una serie di elementi di cartone ondulato opportunamente assemblati insieme. Può essere utilizzato come espositore, come elemento di appoggio, oppure come elemento dove poter stampare loghi o informazioni riferite all'azienda in mostra.
Bubble, invece, è un modulo per una parete attrezzata che si può assemblare realizzando infinite combinazioni. Il risultato sembra una superficie che si presta come appoggio e contenitore di oggetti che ha la particolarità di richiamare una forma organica, quasi un dettaglio, un particolare ravvicinato di un essenza vegetale, quasi a richiamare l'origine naturale del materiale stesso.
Infine, Cube è un cubo che nella forma è molto simile a Nuovo Waffel, ma in questo caso, esso è dotato dell'impianto elettrico che lo trasforma in un contenitore di luce.
Gli elementi in cartone ondulato che si intrecciano nella trama delle sei facce del cubo regalano dei fasci di luce che si riflettono con giochi ed effetti particolari nell'ambiente intorno.
testo di Federica Calò