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Dipaola e le Chicliques

Ingegnarsi a Barcellona


Le scarpe, per chi non si ferma mai, sono realizzate da Niccolò Dipaola nel suo laboratorio (taller, per usare il temine locale) di Barcellona. La tecnica artigianale/tradizionale viene stravolta dall'introduzione di un materiale estraneo, le gomme usate delle ruote per biciclette. Tutti i prototipi realizzati sono un'invenzione diversa dall'altra. Materiali e colori si alternano velocemente, e vengono composti e forgiati nelle macchine per l'incollaggio, che lo stesso designer si è costruito.

Ci racconta, inoltre, che mettere piede nella bottega del maestro Rolando Segalin, calzolaio veneziano, sia stato il punto di partenza per la sua avventura professionale. Da lui impara tutto ciò che serve per realizzare scarpe fatte a mano: anatomia del piede, usare bene i materiali e riconoscere le pelli di qualità, cucire, incollare, mettere nelle forme e aspettare il tempo necessario.
Da quella bottega di Venezia, piena di eleganza e stravaganza carnevalesca, tutto deve essere sembrato possibile, tanto che affascinato dai giovani londinesi giocatori di polo in bicicletta, lo coglie l'entusiasmo di provare a realizzare scarpe con le gomme usate delle loro stesse biciclette. Nata come un'idea divertente, Dipaola inizia ad utilizzare un materiale di scarto che reinterpretato in un altro contesto, dona valore alle sue scarpe. Dopo i primi prototipi, la passione si trasforma presto in design.





 

Copertoni di colori a grane diverse come bordatura. Pelle, camoscio o tela come tomaia. Camere d'aria come mascherina, borchie e occhielli, lacci e bottoni, tutto è mescolato e ricomposto. Ogni cliente diventa l'occasione per disegnare insieme a lui un nuovo modello. Proposte e suggerimenti sono condivisi con il cliente, che si può far realizzare la scarpa a suo gusto, e non solo su misura. Tendenzialmente Dipaola vorrebbe proseguire la sua produzione con progetti unici, mai veramente uguali ad altri, allontanandosi per scelta dalla produzione di serie e avvicinandosi piuttosto all'indole delle persone che le indosseranno.

Il risultato del suo lavoro è in totale sintonia con la città e i suoi movimenti. Queste sono scarpe da usare tutti i giorni, comode e in maniera spensierata, per camminare, correre e pedalare in città, sentendosi sempre se stessi e partecipi di ciò che si indossa.

testo di Anna Vecchi




Qui di seguito una breve intervista a Niccolò Dipaola.

La scelta di non produrre modelli standard e diversificandoli ogni volta, esce dal prodotto di grande consumo. E' una scelta di fondo, oppure credi che oggigiorno la personalizzazione sia la strada che il design deve percorrere?

Il fatto che ogni scarpa che realizzo sia un modello inedito, è dovuto alla vicinanza del mio lavoro all'artigianato e non al design industriale. Una scarpa "fatta su misura" ha la qualità di essere un prodotto estremamente più vicino ai desideri del suo futuro possessore, di quanto non possa esserlo una scarpa di produzione industriale. Se poi l'artigiano fa bene il suo mestiere, la differenza riguarda anche la qualità del prodotto, che parte dai modi e dagli scopi che precedono la ricerca stilistica, lo sviluppo dei modelli, e la scelta dei materiali.
Credo che tendenzialmente l'artigiano sia più legato a metodologie molto rodate, ma abbastanza elastiche da permettergli di ottenere un prodotto dal disegno diverso o anche del tutto nuovo, con un dispendio di energie e tecnologie minimo. Questo nuovo prodotto potrà restare pezzo unico o convertirsi in un "classico" che verrà riproposto più volte, ma in entrambi i casi, sarà frutto di una ricerca stilistica e tecnica molto personale, intima.
Contrariamente, la produzione industriale ha come scopo di base una distribuzione di massa del prodotto di design. Il costo di qualunque nuovo prodotto o cambiamento, o miglioramento di uno precedente, è giustificato solo da una produzione massiva di questo, che determinerà un costo di produzione basso e un prezzo finale raggiungibile dai più. E' molto democratico ma è anche molto "di massa". In definitiva credo che non ci sia una grande distanza tra artigiano e designer all'atto della progettazione, entrambi immaginano qualcosa di nuovo ed entrambi lo fanno senza dimenticare mai l'aspetto tecnico costruttivo. Cambia invece ciò che l'oggetto rappresenterà in sé e il valore che assume per la persona che lo ha acquistato.
Io ultimamente sto realizzando delle scarpe su misura con l'inserimento di un componente riciclato di origine industriale: il copertone di bicicletta. Un oggetto prodotto in milioni di pezzi e con forme e colori svariati, contribuisce a rendere unico un altro oggetto destinato ad una singola unica persona.


Abbiamo visto le presse che ti sei auto prodotto, cosa ti piace fare e cosa sai fare, oltre al designer di scarpe?

Sono architetto. E ho sempre avuto una spiccata abilità manuale e curiosità per qualunque processo costruttivo o tecnico. A volte mi accorgo che mi interessa tanto l'oggetto quanto il processo attraverso il quale si arriva a produrre quell'oggetto. Quindi, mi piace anche cucinare.
Trasposto tutto nella vita quotidiana direi che il mio motto è "ingegnarsi". Per questo a volte costruisco io stesso gli attrezzi per il mio lavoro.



Trovate Niccolò Dipaola e le sue Chicliques in Carrer De L'esquirol 3, 08003, Barcelona.
www.niccolodipaola.eu




 

 

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