In occasione della “Shenzen @ Hong Kong bi-city biennale of urbanism/architecture”, Terence Riley, nominato curatore capo, è stato presentato un progetto molto particolare da parte di standardarchitecture, una ditta con sede a Pechino. Questo progetto, che viene presentato come “ tree towers housing” è nato in seguito ad una competizione per architetture sostenibili e rivoluzionarie. Esso prevede l'utilizzo di lotti urbani il più possibile ridotti per un grande numero di persone.
Queste torri, come si vede in foto, creano una condivisione dell'abitare piuttosto accentuata sia tra i diversi piani che tra le torri le quali si trovano a distanza contenuta. Con questa idea dell'abitare si identifica una nuova esperienza del vivere e del condividere, peraltro molto interessante e che ha reso questo progetto unico nel suo genere. Gli spazi interni, notevolmente ridotti e limitati, vengono ampliati grazie all'utilizzo di spazi che fuoriescono dal corpo dell'edificio e risultano come terrazze che si allargano verso l'esterno.
Il progetto soddisfa totalmente il tema della competizione: infatti con una pianta circolare che occupa solamente quattordici metri quadrati, le abitazioni comprendono spazi abitativi minimi e intelligentemente concatenati fra loro.
Il nome “tree towers housing” deriva dal fatto che la chiusura superiore (il tetto piano) è quasi interamente occupato da un albero che sormonta l'edificio.
Le torri sono composte da cinque piani, quattro dei quali sono dedicati ad appartamenti ridotti al minimo; mentre il piano terra è occupato da un locale di servizio che può essere adibito a negozio oppure a bar. I vari piani dell'edificio sono collegati tra loro attraverso una scala dimensionata secondo le misure minime-limite dell'uomo.
Questo progetto è in risposta alle smisurate abitazioni che occupano ormai ogni città del mondo.
Un edificio di questo tipo, con un rapporto persone/ metratura molto alto, potrebbe essere proposto come alternativa in tutte quelle città coperte quasi esclusivamente da edifici molto imponenti.
testo di Luca Negrini