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Come si sa i periodi di crisi economica un po' distruggono e un po' rinnovano. Se si ha la fortuna di vivere nel posto giusto al momento giusto può capitare di ritrovarsi a stare meglio di prima, oppure si galleggia o peggio si affonda. Sta di fatto che sono periodi durante i quali chiunque cerca di affinare intuito e ingegno per cavarsi fuori dai guai o non finirci in mezzo. Per questo mi piacerebbe riflettere sul ruolo del design nelle dinamiche economiche.
 
 
L'esempio che più di tutti può essere preso a modello è senz'altro quello dei prodotti consumer della Apple. La Apple a metà anni Novanta era un'azienda decotta che, pur essendo proprietaria di un'ottima tecnologia per fare funzionare le macchine di sua produzione, non era riuscita a imporsi sul mercato dove dominavano i produttori di PC per l'hardware e Microsoft per i sistemi operativi. Nel 1997 Steve Jobs riprende in mano l'azienda, dopo circa 10 anni di assenza e un ambiguo acquisto di azioni Apple da parte di Microsoft che rifinanzia l'azienda. Immediatamente Jobs lancia sul mercato i prodotti eMac, antesignani degli attuali iMac, caratterizzati da un design inconfondibile dove il monitor diventa tutto il computer.
 
 
Seguiranno gli iPod, gli iPhone e gli iPad, tutti prodotti di enorme successo che si impongono sul mercato consumer, prima per il loro design e poi per le loro ottime funzioni. Si ricorderà l'uscita dell'iPad e il suo immediato successo: tutti lo volevano, ma pochi capivano esattamente a cosa potesse servire e i più pensavano ad un telefono maggiorato. Invece anche l'iPad ha rivoluzionato il mercato chiudendo la breve era dei netbook.
Quindi ora ci troviamo con i notebook e i mac che hanno preso il posto dei desktop o tower, gli ipad che sono gli attuali computer portatili, gli iphone che sono diventati lo standard dei telefoni mobili, ora tutti touchscreen e somiglianti. Una trasformazione, partita dal design, che ha trasformato completamente il mercato dell'elettronica consumer a favore di Apple detentrice dei brevetti, delle aziende come Samsung e LG che da piccoli produttori sono diventati due colossi planetari, e degli Stati Uniti e dell'Asia che mantengono salda la supremazia su questo mercato.
 
 
Il design unito alla funzione, oggetti utili che riescono a cambiarci la vita, intuizioni di pochi che si allargano a macchia d'olio in tutto il pianeta. Dietro queste quattro parole non ci sono chiacchiere, non ci sono paura del nuovo e chiusura verso l'esterno, non ci sono sistemi economici fermi, bensì studio, meritocrazia, ore e ore di lavoro duro cercando la perfezione, scambiandosi le idee, e ascoltando sempre le richieste del mercato.
Pensiamo all'aspirapolvere e puliscipavimenti di iRobot: un robot utile per la casa, che è diventato uno standard da imitare per le altre aziende.
 
Ecco quindi l'importanza del design industriale sulle dinamiche economiche che, ricordiamolo, significano prosperità per le popolazioni coinvolte nel processo produttivo.
 
Il design industriale non è solo un bel disegno, un'idea estrosa quanto inutile. Il design industriale è un'idea utile per la collettività. Un'idea che si fonda sulla precisione dettata dalla sua scala di misura che scende molto oltre il millimetro, che si fonda sulla conoscenza dei materiali e sulle tecnologie più innovative.
Le batterie per le automobili elettriche sono state praticamente inutilizzabili finchè non si è riusciti a progettarle sottili e conformabili come una risma di fogli così da permettere di disegnare delle vetture aerodinamiche quanto quelle a propulsione tradizionale. La differenza la vediamo tra la Smart, progettata per le vecchie batterie, e ad esempio una Prius disegnata usando le nuove tecnologie, attuale best seller.
 
 
Il buon design crea oggetti più facili da usare e meno pericolosi: si pensi a questo proposito al cavatappi della Alessi, un vero gioiello di semplicità e usabilità. Articoli per la casa che dettano gli standard per le altre aziende.
 
Il buon design non si rompe facilmente, non ha pezzi troppo piccoli da maneggiare e sostituire, non ha sporgenze che sicuramente prima o poi si spezzeranno, non ha gomme deperibili, non ha meccanismi rumorosi. Un esempio? La poltrona ergonomica più venduta al mondo, la Aeron di Herman Miller, un gioiello di tecnica sia per forma della seduta, che per meccanismi e materiali, nella Aeron anche i pesi sono ben calibrati per rendere la seduta comoda, sicura, silenziosa e maneggevole, con garanzie reali che vanno ben oltre quelle nominali di legge di 1 o 2 anni. La Aeron, oltre che campione di vendite e fiore all'occhiello per il suo produttore, è anche un punto di riferimento mondiale.
 
Il design è utile. Non c'è solo il disegno dei prodotti consumer, ma c'è anche il disegno delle attrezzature, dei comandi delle macchine di produzione, delle consolle di comando, fino ad arrivare ai giochi per i bambini. Tutto deve essere disegnato nei minimi particolari prima di essere messo in produzione.
 
 
 
Il buon design è bello, certamente. Il design industriale, dal packaging al telefono, deve anche essere piacevole e in linea con le richieste del mercato, perchè vivere in luoghi piacevoli, circondati di cose belle, è una delle ambizioni dell'essere umano, che per questo studia e lavora.
 
Il design industriale è il prodotto di molte componenti che devono essere ben calibrate. Il design industriale può essere la fortuna o la fine di un prodotto, di un'industria e delle persone che vi lavorano. Investire sul design industriale, sulla precisione e sulle competenze di questo settore, vuole dire investire sul futuro della propria azienda e della propria nazione.
 
 
Per concludere, un ricordo che è anche un pensiero ottimista, leggero: Roberth Plath, pilota di linea della Nortwestern Airlines, intuì che si sarebbe potuto fare meno fatica mettendo le ruote alle valigie: nasceva il trolley, una rivoluzione. L'Investors Digest la definì una delle novità più significative degli ultimi decenni. Oggi Roberth Plath è milionario con l'utilizzo del suo brevetto e ancora di più le aziende utilizzatrici. Possiamo definire Roberth Plath un designer? Credo di sì, il designer di un concept, e credo che tanti, se solo cercheranno di volare un po', potranno diventare degli ottimi, milionari, designer per caso... e ci miglioreranno la vita, a tutti!
 
 
 
 
testo di Stefano Boninsegna, Il Pensiero Artistico
 
 
 
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