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Non-Flying Carpet

È un tappeto ma tappeto non è

 
Non-Flying Carpet
 
È un tappeto ma tappeto non è, quello progettato dal designer Sergio Mannino, realizzato in pura lana e interamente a mano in Nepal.
Questo tappeto non tappeto come è chiaramente espresso nel suo titolo è un pieno riferimento all’arte dei tappeti e al suo significato che sconfina la progettazione e si tuffa in una dimensione esperienziale e talvolta surreale.
 
 
Mannino trae spunto per questo progetto grafico e componibile dal suo mentore, Ettore Sottsass, con il “Tappeto Volante” e da Alessandro Mendini con il “Mobile Infinito”.
È inevitabile la formazione di un oggetto dalle forti caratteristiche grafiche ma con un deciso tono ironico e un senso narrativo che distinguono il progetto.
 
 
Il tappeto, composto da sei elementi componibili, rappresenta più che un elemento decorativo un oggetto da vivere, da comporre e da leggere come un libro illustrato grazie alle scene raffigurate su di esso.
Per Mannino questo tappeto è come una piattaforma: “Non mi interessano gli oggetti in sé ma quello che succede intorno ad essi. Se disegno una lampada mi interessa cosa può succedere intorno grazie alla sua presenza in un ambiente. Nel caso di un tappeto sono affascinato da quello che può succedere su di esso più che dall’oggetto in sé”.
 
 
Da questo presupposto Mannino progetta sei parti di tappeto, ognuno con una raffigurazione distinta, ma una volta uniti insieme si forma un unico grande disegno: una piccola corte interna.
 
Il primo modulo è chiamato “Ceci n’est pas une table”, un evidente accenno ironico di “Ceci n’est pas une pipe” di Magritte. Al centro della scena un tavolo in pietra contornato da fiori in vaso.
 
 
Ceci n’est pas une table
 
Il secondo modulo “Hide and Seek’s” (termine inglese usato per indicare il gioco “nascondino”) raffigura un muro di mattoni viola con foglie sparse intorno ad esso.
 
 
Hide and Seek’s
 
Il terzo modulo “Un tuffo dove l’acqua è più blu” è l’inconfondibile riferimento a Lucio Battisti. Una piscina al centro della scena con pietre e foglie che racchiudono l’area della vasca.
 
 
Un tuffo dove l’acqua è più blu
 
Nel quarto modulo “Don’t wait for me, I stay here” trova luogo una solitaria sedia arancione lungo la riva di un fiume.
 
 
Don’t wait for me, I stay here
 
Il quinto modulo “Colorado Dream” è il sogno di un fiume che scorre e separa da un lato un prato verde con  vaso e foglie e dall’altro lato una pianura rocciosa.
 
 
Colorado Dream
 
L’ultimo modulo “Flowerescent” è un simpatico gioco di parole (Flower - Florescent) usato per descrivere questo segmento di tappeto: una panchina in pietra circondata da fiori rosa.
 
 
Flowerescent
 
L’assemblaggio di questi segmenti di tappeto, come in un puzzle, delinea un immaginario giardino, come un piccolo fazzoletto di verde tra gli edifici. “Una sorta di cortile sul retro di un palazzo. Un luogo immaginario dove le persone possono trovare pace”, così piace pensare a Sergio Mannino.
 
 
Testo di Katiuscia Matteucci
 
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