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AMBIENTI

Mostra-installazione a Venezia di CEDIT

 
A Venezia, in occasione del Festival DESIGN.VE, cinque collezioni ceramiche firmate da Formafantasma, Giorgio Griffa, Franco Guerzoni, Zanellato/Bortotto e Zaven reinterpretano il senso dell’abitare in un inedito allestimento espositivo. Nella cornice di Campo Santo Stefano, cuore di Venezia, CEDIT – Ceramiche d’Italia presenta la mostra-installazione “AMBIENTI”, che reinterpreta il senso dell’abitare attraverso grandi lastre ceramiche firmate da Formafantasma, Giorgio Griffa, Franco Guerzoni, Zanellato/Bortotto e Zaven.
 
 
Le cinque collezioni d’autore presentate, disegnate in esclusiva per CEDIT, connotano e definiscono gli ambienti interni come luoghi dove l’elemento ceramico, con la propria espressività poetica di grande impatto, il suo valore decorativo e la sua presenza dimensionale, diventa protagonista. Mediante questa installazione, CEDIT ribadisce alcuni dei propri valori fondanti: storia, artigianalità, arte e innovazione che, legati insieme dal filo conduttore distintivo del saper progettare e realizzare proprio della creatività italiana, restituiscono senso all’idea di abitare, intesa come pratica di qualità che pone in relazione l’uomo con lo spazio architettonico in cui vive.
 
 
La mostra-installazione – aperta al pubblico in occasione della Biennale Architettura 2018 – è organizzata da Florim e si inserisce nel contesto degli appuntamenti del Design Festival DESIGN.VE. Florim, in questa occasione, ha scelto di proporre un progetto realizzato dal proprio marchio CEDIT – Ceramiche d’Italia, nella convinzione che il percorso di ricerca e sperimentazione di questa realtà, associato al prestigio degli autori proposti, sia in perfetta sintonia con lo scenario prefigurato dalla 16a Mostra Internazionale di Architettura.
 
 
Forte dell’idea che “la parete è come un libro da sfogliare”, con la collezione Archeologie l’artista Franco Guerzoni trasferisce su grandi superfici ceramiche la sua cifra pittorica, articolata in segni visivi capaci di stimolare “un viaggio verso l'interno che consente di rintracciare il vissuto, le memorie, i segni, i simboli, tutto ciò che nel corso dei secoli [quella parete] ha raccolto”. Luoghi in abbandono, architetture domestiche e spazi industriali, forme dell’abitare arcaiche e in rovina riaffiorano dalla superficie dipinta con la dignità di intense apparizioni immaginifiche.
 
 
L’archeologia del quotidiano - attraversamento di epoche e storie che riconducono a un tempo antico fino all’archetipo della grotta come luogo simbolico per eccellenza - rivive per mezzo di velature e ri-pitture capaci di creare nuove memorie sulla superficie delle lastre di ceramica. Quella messa in campo nella collezione firmata da Guerzoni è un’archeologia al contrario, che trova una sua definizione significativa non in un’ipotesi narrativa retroattiva e rivolta al passato ma piuttosto in un abbozzo ideale di futuro, reso mediante un amalgama di segni che contiene e sovrappone diverse epoche storiche. 
 
 
Con il progetto Euridice, Giorgio Griffa prosegue il suo viaggio nei territori dell’utilizzo significativo del segno, esperienza intima e unica per interagire con l’intelligenza della materia ed esplorare le sue trame. I segni tipici dell’artista emergono sulle lastre ceramiche della collezione come espressioni di concentrazione e di volontà di conoscenza, non rappresentando altro che sé stessi, inducendo a cogliere la verità che portano in essere come vettori significativi. I tratti, nella loro apparente semplicità, accolgono una straordinaria complessità di riferimenti derivati dalla storia della pittura , che comprende la memoria del gesto insegnata dai paleolitici: se è vero che “il passato non è un padre da uccidere ma una madre da cui trarre nutrimento”, la poetica di questa serie di lastre ceramiche non intende disvelare una verità assoluta ma portare in dote qualche suggestione, quasi un profumo, in un’opera che resta al contempo parziale e infinita.
 
 
 
 
 
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