Con la collezione D/Vision, Ferruccio Laviani compie un lavoro di scomposizione, di di-visione appunto, su piani diversi. Partendo dalla figura del trumeau – arredo molto in voga negli anni ’50 – Laviani ne ridisegna le linee, rendendolo un oggetto inaspettato e sorprendente pur lasciandone intravedere la forma originaria. La collezione è composta da tre versioni: D/Vision .0, D/Vision .1, D/Vision .2.
D/Vision .0 mantiene forme e finiture del mobile iniziale, conservando intatto il noce frisé tipico del periodo, il bugnato della parte inferiore ed i puntali in ottone. A sconvolgere il disegno, una lunga lastra in plexiglas arancione fluorescente taglia come una lama diagonale la parte superiore del mobile, modificandone l’assetto strutturale. Lo specchio ovale posto al centro della parte superiore viene così diviso in due dalla lastra e, per effetto di questa separazione, assume due diversi materiali. Così, mentre la prima parte rimane specchiata, la seconda perde il suo effetto riflettente e viene realizzata in vetro, lasciando intravedere le mensole ed il contenuto del mobile.
In D/Vision .1 il mobile viene letteralmente diviso in due da un’immaginaria riga diagonale. In questo caso, la parte superiore scivola simbolicamente verso il basso, in cerca di un punto di appoggio, andando a modificare l’immagine del disegno originale. La bipartizione si riflette anche su colori e finiture, contrapponendo alla laccatura blu della parte inferiore il noce frisé utilizzato per quella superiore, dove è stato mantenuto immutato anche lo specchio ovale.
D/Vision .2, ultimo dei tre progetti, porta a compimento la metamorfosi dividendo l’oggetto originale in una sorta di esplosione. Come in un quadro cubista, che raffigura il soggetto guardandolo da diversi punti di vista come accadeva nella visione prospettica, il trumeau viene scomposto in parti diverse e immortalato. Ogni parte diventa un contenitore a sé stante, ma l’importanza del tutto riaffiora non appena si osserva la bellezza del mobile nel suo insieme. L’aggiunta di campiture di colore verde militare, alternate con zone dove è stato mantenuto l’originale legno frisé, completano il disegno di un prodotto che rende labile il confine tra il pezzo unico e l’arredo riproducibile in serie.